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| Prologo
Il Flusso Vitale.
Ecco come si chiama il fiume di vita che circonda il nostro pianeta, che dà la vita al mondo e a tutti quella che la popolano.
La compagnia elettrica Shinra aveva scoperto un modo per usare il Flusso Vitale come energia. Grazie all’energia della Shinra, potevamo vivere vite agiate.
Ma non era perché ci appropriavamo della vita del pianeta stesso? Lo pensavano in molti.
Alla Shinra usavano il loro potere per fermare quelli che si opponevano.
La Shinra aveva un gruppo speciale di guerrieri chiamati Soldier. E tutti i Soldier avevano una delle cellule di Jenova dentro di loro.
Tutti i Soldier erano stati creati dalla Shinra.
Anche mio padre: Sephiroth.
Comunque, Jenova era un Sayan che era arrivato dallo spazio tanto tempo fa, e aveva cercato di distruggere il pianeta.
Ad ogni modo c’era un Soldier di nome Sephiroth che era migliore degli altri.
Ma quando scoprì dei terribili esperimenti che l’avevano creato iniziò ad odiare la Shinra.
E poi, con il tempo, iniziò ad odiare tutto.
La Shinra e quelli che le si opponevano.
Sephiroth che odiava tanto il pianeta voleva che venisse distrutto.
E con esso quelli che cercavano di fermarlo.
Iniziò ad odiare anche la donna che amava: mia madre.
Ci furono molte battaglie.
Ogni battaglia portava ulteriore tristezza.
Qualcuno a cui volevo molto bene tornò a far parte del Flusso Vitale.
Mia madre tornò al Flusso Vitale per mano di mio padre. Aruna morì per mano di Sephiroth.
Nuove battaglie presero il posto delle vecchie, e io vedevo persone che mi avevano cresciuto morire per mano dell’uomo che mi aveva generato.
Sephiroth continuava la sua opera di distruzione, attingendo forza dal pianeta.
E poi, arrivò.
Il giorno prescelto.
Il pianeta stesso aveva dovuto fermare le battaglie per sempre.
Il pianeta aveva usato il Flusso Vitale come arma e quando soffiò sulla Terra tutte le battaglie, tutta l’odio e la rabbia, tutto quanto fu spazzato via.
Lasciando solo una brezza che profumava di tristezza.
“La tristezza è il prezzo da pagare affinché tutto finisse”.
Sono passati molti anni da quando me lo dissero.
E ancora oggi continuò a crederlo.
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