| CAPITOLO 1: SILVIA
Guardo la mia immagine riflessa nello specchio…chi è quella ragazza che ricambia il mio sguardo? Dove è finita la principessa viziata, che adora il fratello e detestava te, una bestia delle fogne? Te la sei presa, insieme al mio cuore, e mi hai ridato la ragazza che sto guardando.
Passo la mano sulla maglia che indosso: un look un po’ inusuale per me, ma molto simile al tuo. La maglia a collo alto arancione senza maniche, i pantaloni corti verdi militare, i guanti senza dita marroni, gli scarponi marroni.
I lunghi capelli biondi, legati distrattamente scendono lunghi sulla schiena, mentre una parte l’ho trattenuta alla base del collo; il bracciale che copre la mia ala rossa. Il mio sguardo cade sul regalo che Chibiko mi ha fatto per questo viaggio che sto intraprendendo: un bracciale con delle piume, simile a quello che tu indossavi al braccio destro.
Ed è proprio lì che lo metto: sul mio avambraccio destro; prendo la borsa, e la agganciò alla vita.
Ok, sono pronta. Pronta a partire in un viaggio che forse è solo una sciocchezza, un tentativo per credere che tu non sia morto, ma imprigionato da qualche parte.
Eppure…
Eppure il sogno che ho fatto alcuni giorni fa, quello in cui tu chiamavi il mio nome e mi chiedevi di liberarti…di ritrovarti…non era un sogno vero? Era un tuo appello!
Ne ho parlato con Reika, anche lei ha fatto lo stesso sogno, solo che al tuo posto c’era mio fratello Sirius, coincidenze? Non credo. Non voglio crederci.
Ed è per questo che parto…per credere, per sperare in un amore che ha 12.000 anni, anche se ora siamo due persone diverse.
Io non sono Celiane, io non mi arrendo davanti all’evidenza della tua morte; io credo in te, Apollo, e so che da qualche parte tu vivi ancora…devo solo trovarti.
Getto un’ultima occhiata alla stanza, quando ci rimetterò piede? Quando potrò di nuovo dormire tra le mie lenzuola e sentire il sole caldo del mattino che entra dalla mia finestra? Scuoto velocemente la testa: non è tempo per i sentimentalismi, Reika mi aspetta e io devo ancora fare una tappa.
Chiudo silenziosamente la porta della mia stanza e mi avviò lungo il corridoio…mi fermo davanti ad un’altra porta, la schiudo piano piano ed entrò nella stanza.
Chibiko e gli altri stanno dormendo, ognuno nel suo letto: mi avvicino e li saluto uno a uno con un bacio sulla fronte…sono la mia gioia, se non ci fossero stati loro mi sarei arresa molto tempo fa.
L’ultima che saluto è Chibiko, la più piccola, la più allegra e la più dolce…ho una vera adorazione per questa piccola.
Le accarezzò leggermente i capelli, ma il mio tocco è pesante…oppure faceva finta di dormire…spalanca i suoi occhini castani e mi guarda. Sa già tutto, lo leggo in quegli occhioni.
_ Vai già?_ mi domanda.
_ Si, io devo trovarlo…_
_ Riportalo a casa_ mi dice: anche lei vuole che tu torni.
Risvegliati dalle nostre voci anche gli altri si svegliano: e le parole sono sempre le stesse…riportalo a casa.
È quello che farò, prometto loro. Ed è quello che ho intenzione di fare…a costo di trascinarti via da chissà quale inferno, io ti riporterò a casa…la nostra casa.
Dopo aver salutato un’ultima volta quelle quattro pesti, che sono la mia vita, scendo al piano inferiore…vedo l’auto di Reika parcheggiata nel giardino e lei a bordo, pronta.
In cucina trovo Ramona, la donna con la quale vivo…Ramona ci ha adottato, tutti e cinque! È come una mamma per tutti noi.
Ti piacerebbe sai? È il tipo di donna che se non vede che mangi almeno tre porzioni di una portata si offende.
Mi scruta ansiosa…sa che parto, e non riesce a capire il perché, ma non importa; l’importante è che si occupi dei ragazzi...non che questo mi preoccupi: Ramona adora Chibiko e company.
_ Tieni_ mi allunga un cestino: _ Ho preparato un po’ di cose per il viaggio…se avete fame…_
Sento i miei occhi inumidirsi…l’abbraccio, e sento la sua calma rassicurante passare in me…dio quanto mi fa venire voglia di non partire…in fondo l’hai deciso tu, Apollo, di sacrificarti…ma poi mi riprendo…no, io devo ritrovarti, amore mio.
Con le lacrime agli occhi saluto Ramona e esco…il cielo è tinto di rosa, mentre l’aria è frizzante.
Guardò l’auto rosso scuro che Reika ha preso per questo viaggio…e la vedo al volante, lo sguardo fisso davanti a sé.
_ Pronta?_ le chiedo e la vedo sobbalzare: chissà in quali pensieri si era persa.
_ Oh Silvia…_
_ Pronta?_ le ripeto, tanto la prima volta non ha sentito.
La vedo serrare le mani sul volante, mentre il suo sguardo si perde nuovamente; poi lo alza su di me, uno sguardo sicuro, deciso, determinato.
_ Si_
Una semplice parola di due lettere, ma che racchiude tutta la sua determinazione, la sua speranza e il suo amore. Strano come una semplice parola possa essere tanto impregnata di sentimento.
Le sorrido: _ Si_ ripeto, mettendoci tutta la mia determinazione, la mia speranza e il mio amore per te, Apollo.
È ora. Salgo dal lato del passeggero e la osservo mentre accende il motore e ci mettiamo in marcia.
Mi volto e osservo la mia casa farsi più piccola all’orizzonte, sempre di più, fino a quando non scomparisce. Allora mi volto in avanti, verso te.
_ Ripensamenti?_ mi domanda Reika, mantenendo lo sguardo sulla strada. Ha paura a toglierlo. La ragazza fissata con la sfortuna è ancora in lei.
_ No, nessuno_
Mi accomodo sul sedile…e intanto faccio riaffiorare il sogno dal mare dei ricordi.
Un prato immenso di fiori bianchi, delle rovine e un lago, nel quale si rispecchia una montagna. Questi gli indizi. Eppure so che sarà relativamente facile trovarti, è una sensazione.
Forse perché so che tu non aspetterai con le mani in mano…non è da te. Come non è da mio fratello.
Voi non siete principesse che attendono che il principe le salvi; e noi non siamo cavalieri dall’armatura bianca…siamo due semplici ragazze che rivogliono indietro i loro amori.
Reika pesta un po’ sull’acceleratore…e il nostro viaggio inizia.
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