| Capitolo II Ven arrivò all'aeroporto alle 22 e 59 e si guardò attorno per tutta la lunghezza del terminal arrivi e partenze indicato nella lettera, nella speranza di trovare qualcuno ad attenderlo, ma non vide nessuno. “Non è possibile...” disse Ven sconsolato sedendosi su una seggiola vuota. Il terminal era semi-deserto, salvo per un uomo, appoggiato al muro della reception. Osservandolo bene, Ven si accorse che l’uomo aveva dei lunghi capelli color blu-azzurro e gli occhi gialli, con una vistosa cicatrice sul naso, in mezzo agli occhi. L’uomo stava guardando fuori dalle vetrate, verso le piste avvolte dalle tenebre della notte, nonostante ogni tanto voltasse la testa verso l’enorme orologio appeso alla parete di fronte. Mentre Ven lo osservava con curiosità, l’uomo voltò la testa verso di lui e lo guardò dritto negli occhi. Ven, accortosi che lo sconosciuto lo stava guardando, fece finta di niente e si voltò, ma poi tornò a guardare nella sua direzione, ma l’uomo non c’era più “Tu devi essere Ven Nomura, è esatto?” Ven sobbalzò e si voltò di scatto, alzandosi e trovandosi faccia a faccia con l’uomo misterioso. “Sei in ritardo” continuò lui freddamente “Ti stavamo aspettando” “Ah...” “Vieni con me...” disse senza aggiungere nulla l’uomo dai capelli blu, che si allontanò seguito di corsa da Ven. L’uomo camminava molto velocemente e Ven faceva fatica a stargli dietro “Ehi, aspettami...puoi spiegarmi una cosa? Cos'è questa storia dell’Accademia? Cos’è un KeyBlade? Perchè mi avete scelto?” L’uomo non rispose a nessuna delle sue domande ed aumentò il passo, infilandosi in un piccolo corridoio buio, al termine del quale c’era una porta, che li condusse all’esterno, sulle piste. L’uomo continuò e raggiunse la parte più lontana della pista, una zona praticamente deserta, dove non c’era nulla “Bene, e ora?” chiese ansante Ven, sfinito dalla lunga corsa che aveva fatto per poter stare dietro all’uomo L’uomo di nuovo non gli rispose e si guardò attorno, poi estrasse dalla tasca un auricolare e parlò al suo interno “Sono Ais. L’ho trovato, siamo pronti a partire” Ven rimase incredulo quando, dal nulla, comparve un enorme astronave nerastra con le striature rosse, rimasta nascosta fino ad adesso da un qualche tipo di congegno tecnologico Improvvisamente un portellone laterale si aprì e da esso comparve una rampa “Forza” disse l’uomo spingendo bruscamente Ven in avanti “Siamo già in ritardo per colpa tua” “Ok, ok, ho capito” Ven salì la rampa ed entrò all’interno dell’astronave, che sembrava molto più grande di ciò che sembrava da fuori. Sia alla sua destra che alla sua sinistra c’erano sei file di poltroncine blu, come in un aereo, divise da un corridoio centrale. Quasi tutte le sedie erano occupate da ragazzi più o meno dell’età di Ven. “Trovati un posto e vai a sederti” disse l’uomo dai capelli azzurri dirigendosi verso la cabina di comando Ven si guardò attorno alla ricerca di un posto libero, ma sembravano tutti occupati. “A tutti i passeggeri Stiamo per decollare Trovatevi un posto e sedetevi Ripeto: A tutti i passeggeri Stiamo per decollare Trovatevi un posto e sedetevi” Quando gli altoparlanti cessarono di parlare, un leggero brusio d’agitazione si diffuse per tutto l’aereo. Ven si guardò attorno sempre più agitato e riuscì a trovare un posto vuoto, propio in fondo all’aereo. L’ultima fila del aereo era formata da soli tre posti, due dei quali erano vuoti. L’unico non libero, quello vicino al finestrino, era occupato da una ragazza che dimostrava un paio d’anni in più di Ven, con i capelli blu che le arrivavano alle spalle e gli occhi dello stesso colore “Ciao” chiese tranquillamente Ven “E’ libero questo posto?” La ragazza, che era intenta a guardare fuori dal finestrino con fare assorto, si voltò e lo guardò “Mh? Oh, certo, siediti pure se vuoi” “Ok, grazie!” Ven si sedette e si guardò attorno eccitato. I tre posti vuoti, due dei quali occupati da lui e dalla ragazza, erano propio nella coda dell’aereo, dove lo spazio si restringeva. Ven appoggiò il suo zaino nel posto centrale e poi si mise in quello a destra, osservando fuori dal finestrino. Il cielo si era rannuvolato ancora di più ed il vento stava soffiando molto forte, portando le prime gocce di pioggia di una tempesta coi fiocchi. Improvvisamente il portellone da cui era entrato Ven si riaprì ed entrò un uomo con un berretto ed un paio occhiali da sole. Sembrava agitato. Dalla cabina di pilotaggio uscì una hostess ed andò incontro all’uomo “L’hai trovato?” “No, non l’ho visto e poi il tempo stà peggiorando rapidamente. Dobbiamo decollare” “Ma” “C’è qualche problema?” L’uomo dai capelli azzurri che aveva accompagnato Ven uscì dalla cabina di pilotaggio e raggiunse i due “Signor Ais, lui non è ancora tornato” “Mhhh....dov’è andato?” “E’ uscito poco dopo che ve ne siete andato. Ha detto che voleva sgranchirsi le gambe ma...” Ais rispose all’agitazione del co-pilota con una voce calma e fredda “Non preoccuparti. Arriverà” Come se avesse udito le sue parole, il portellone si aprì nuovamente ed una folata di arie fredda e pioggia entrò di colpo nell’aereo. Fuori la tempesta si era scatenata ed enormi fulmini squarciavano il cielo, mentre la pioggia cadeva a dirotto ed il vento ululava. Dall’apertura entrò un ragazzo, o per meglio dire un uomo, molto alto e con i capelli color castano scuro che gli scendevano fin poco sotto le spalle. Gli occhi, di un blu simile a quelli di Ven, erano freddi e distanti. C’era qualcosa in quel ragazzo ( e non era solo il freddo che proveniva da fuori ) che aveva gelato il sangue a tutti i passeggeri dell’aereo, hostess e co-pilota compreso, mentre Ais era rimasto impassibile. Il ragazzo osservò con attenzione tutti i presenti, poi fissò lo sguardo su Ais, che era l’unico in tutto l’aereo a sostenere il suo sguardo e parlò con una voce profonda ed un tono reale ed altezzoso, ma anche deciso. “Perdonatemi per il mio ritardo” Nessuno rispose nè disse nulla, tranne Ais, che continuò a fissare il ragazzo con uno sguardo di sfida. Ci pensò il co-pilota ad interrompere la tensione creatasi, chiudendo il portellone e facendo cenno al pilota che potevano partire. Il ragazzo si voltò verso sinistra, dove erano spariti il co-pilota, la hostess ed Ais, poi si voltò a destra, verso la coda dell’aereo e Ven ebbe l’impressione che il ragazzo lo stesse fissando. Improvvisamente il ragazzo cominciò a camminare verso la coda dell’aereo e dove passava la gente si ritraeva e lo guardava con curiosità mista a paura. Sembrava che persino le luminose luci al neon tremolassero al suo passaggio. Quando gli fu abbastanza vicino, Ven si accorse di quanto era davvero alto l’uomo, decisamente sopra i due metri. Una volta di fronte a Ven, il ragazzo si fermò e lo fissò. Ven tentò di distogliere lo sguardo da lui e si accorse che aveva addosso gli sguardi di tutti i passeggeri dell’aereo “E’ libero quel posto?” chiese con calma il ragazzo C’era qualcosa di profondo e superiore nella sua voce... decisamente non era un ragazzo comune Dopo qualche secondo di sbalordimento, Ven si accorse che l’uomo stava indicando il posto centrale, quello occupato dal suo zaino “Oh, certo, certo, scusa” Ven si affrettò a togliere lo zaino e lasciò libero il posto. Il ragazzo si sedette con calma e tutti continuarono a puntare gli occhi su di lui. Improvvisamente il ragazzo alzò lo sguardo verso gli altri ed un tuono fortissimo balenò fuori dal finestrino. Tutti si voltarono spaventati e per tutto il resto del viaggio nessuno ebbe coraggio di voltarsi. Poco dopo le luci si riaccesero alla normalità e l’astronave a forma di aereo decollò in mezzo alla tempesta.
|