| Dopo avere vagato a lungo per i corridoi ed i meandri della torre, Lenneth raggiunse finalmente il centro, dove trovò un enorme stanza, ricca di tavoli con bottiglie ed alambicchi, tipici di un alchimista. Al centro della stanza si trovava un enorme capsula piena di un liquido verdastro, nella quale si trovava una specie di forma umanoide, e vicino ad essa, stava un ragazzo, che si voltò quando Lenneth entrò “Benvenuta Valchiria, mia cara. Quanto ho aspettato questo momento... Il mio cuore è felice come quando misi gli occhi su di te per la prima volta, mesi orsono... Valchiria, amore mio” Lenneth si apprestò ad estrarre la spada, ma il ragazzo evocò una stella magica sotto i suoi piedi e sparì, riapparendo propio di fronte alla capsula “Una magia di teletrasporto?” si chiese Lenneth “Come fa quell’umano a conoscere una magia proibita?” “Ci ho pensato sin da quando ti ho vista per la prima volta” continuò Lezard “Dei, che esistete nello stesso mondo degli esseri umani, che creature siete in realtà?” “...” “Ho dedotto che voi dei siete come le anime umane, e così ho creato questo vessello” disse indicando la donna umana che galleggiava all’interno della vasca “Diciamo che ho sfruttato un elfo ed un umano per creare questo Homuncolo, un vessello degli dei, per accoglierli al suo interno... cara Valchiria, l’ho fatto per te!” “Hai ucciso quella coppia sul tetto solo per attirarmi qui” “Si, naturalmente” “E hai ucciso innumerevoli umani ed elfi solo per creare quel vessello?” “Beh, si... Non è la dea in te che voglio, io voglio renderti umana ed averti mia. Se ti unirai all’Homuncolo, sarai umana, e dunque potrò averti al mio fianco...” “Tu sei un folle! Come puoi avere certi pensieri! Gli umani che vanno oltre i limiti designati, non solo meritano la morte, ma l’annientamento totale!” Lenneth estrasse la spada e si lanciò contro Lezard, che si teletrasportò prontamente, ma lei continuò l’attacco e distrusse la capsula, facendo precipitare a terra l’Homuncolo. Lezard riapparve poco lontano con un aria di sufficienza “Oh, poco male, posso crearne quanti ne voglio” Lenneth si preparò a colpirlo, ma lui sparì ancora ed apparve sul davanzale di un balcone, chiuso fino a poco tempo prima. “Mi auguro di incontrarti di nuovo” “Ora fuggi? Come può esistere secondo te l’amore tra uomini e dei?” “Cosa hai detto? Tra uomini e... dei? Tu non hai la più pallida idea di cosa sei in realtà....” “Non essere ridicolo, io so chi sono. Io sono la Valchiria Lenneth, dea di sesto livello. Lord Odino è mio padre ed il mio creatore” “Fai come credi, mi porta poco Valchiria, ma ricordati che tu appartieni a Lezard Valeth” “Sciocchezze!” “Ci rivedremo, dolcezza” Così dicendo Lezard evocò la magia di teletrasporto e si lanciò dal balcone, sparendo. Lenneth lo ignorò ed entrò nella stanza adiacente a quella di Lezard, dove si trovavano molte vasche simili a quelle nell’altra stanza, ed in ciascuna di esse c’era un Homuncolo “Cos’è questo posto?” Lenneth si avvicinò ad una capsula ed osservò meglio l’Homuncolo al suo interno “Quell’umano.... cosa ha fatto?” Lenneth osservò anche gli altri Homuncoli e si rese conto di una cosa: erano tutti uguali a lei... Con uno scatto d’ira Lenneth estrasse la spada e distrusse la prima vasca, poi quella accanto e poi si lanciò all’assalto distruggendo le altre. Dopo aver distrutto l’ennesima vasca, Lenneth corse accanto ad una vasca vuota e si apprestò a distruggere anche l’ultima, ma poi fermò la lama a pochi centimetri dal vetro, quando vide che l’Homuncolo a suo interno era una bambina di si e no dieci anni. Come tutti gli altri Homuncoli, sembrava dormisse, ma a Lenneth provocava una stranissima sensazione... forse era paura, ma lei sentiva che c’era qualcosa di più...qualcosa di stranissimo. Lenneth sentiva di aver già visto quella giovane ragazza... ma dove... “Com’è possibile...” In preda ad una terribile angoscia, Lenneth lasciò cadere la spada ed indietreggiò, appoggiando le spalle contro il muro. “Come...”
Il sole stava lentamente scendendo sotto le montagne a nord, ed un cavallo marrone sfrecciava rapido su una strada battuta tra i verdi campi. Il giovane ragazzo continuava a spronare il suo destriero perchè non vedeva l’ora di tornare al castello, da Alicia. Dieci anni erano passati da quando Matthew aveva conosciuto la giovane principessa Alicia, e tra loro si era formato un legame strettissimo, che con gli anni era fiorito fino a diventare amore. Solo a Matthew, infatti, Alicia aveva rivelato il suo segreto più grande: sin da quando era nata, Alicia aveva condiviso il suo corpo con quello della valchiria Silmeria. Da quello che Alicia gli aveva raccontato, Silmeria era una fedele valchiria di Odino, ma dopo aver conosciuto un certo Brahms, si era ribellata a lui ed era stata punita. Nonostante avesse perso il suo corpo, l’anima di Silmeria era rimasta libera e si era unita a quella della primogenita del regno di Dipan. Condividendo lo stesso corpo, Silmeria può parlare e a volte controllare il corpo di Alicia, e lei può sentire la sua voce nella sua mente, e a causa di questo strano comportamento, Alicia fu esiliata e data per morta dal Re Barbarossa. A causa di questo trauma d’infanzia, Alicia era cresciuta timida ed insicura, e l’unica persona con cui si apriva totalmente era Matthew Il sole era praticamente tramontato e Matthew stava per risalire la collina che dominava il castello, ma si accorse che qualcosa non andava: una colonna di fumo si ergeva dalla valle, nel luogo dove sorgeva il castello. Preoccupato, Matthew spronò il cavallo e quando giunse in cima alla collina, vide con orrore che il castello era stato distrutto e che le fiamme bruciavano ancora vive al suo interno. Matthew corse subito verso le case della servitù, ma si accorse che erano intatte. I suoi genitori ed i pochi servi rimasti erano fuori dalle case e parevano feriti solo lievemente. “Matthew!” “Madre, cos’è successo?” “Non lo sò! C’è stato un lampo che ha colpito il castello, e poi sono iniziate le esplosioni” “State bene?” “Si, noi eravamo fuori, ma Joseph e la principessa erano nel castello” Matthew scese dal cavallo e corse verso le rovine del castello. “Aspetta Matthew!” Matthew si voltò e vide suo padre che gli correva con in mano la sua spada. “Prendila, non si sà mai” “Grazie...” Matthew si voltò e corse verso il castello. Dopo aver camminato un pò per i corridoi semi distrutti, Matthew udì un lamento e spostò alcuni tronchi di legno, trovando l’anziano consigliere e fedele maggiordomo di Alicia. “Joseph!” “Signorino Matthew...” “Cos’è successo?” “La valchiria nera... l’ho vista.. lei ha fatto ciò” “Dov’è Alicia?” “E ’fuggita. Credo che si stesse dirigendo verso Dipan...” “Dipan...” “Ascoltami Matthew, la valchiria ha detto che la vendetta divina stà per abbattersi su Dipan...” Matthew improvvisamente ricordò una cosa: Alicia gli aveva detto che Silmeria si era unita a lei perchè sapeva che il re di Dipan aveva deciso di rivoltarsi contro gli dei e voleva allearsi a lui contro Odino. Ciò significava che Alicia si stava dirigendo verso il pericolo “Maledizione” “Devi trovare Alicia e fermarla prima che sia troppo tardi” “Lo so...” “Non preoccuparti per me, non sono ferito gravemente” “Occupati di mia madre, d’accordo?” “Fidati di me” Matthew saltò sul suo cavallo e lo lanciò velocissimo al galoppo, in direzione di Dipan
Torniamo al presente.
Tra le vie del mercato di Gerabellum, una giovane ladra dai capelli rossi si aggirava tra la folla, rubando con destrezza dalle tasche della gente. “Ahh... nessuno di questi perdenti vale qualcosa.... meglio tornare a casa e...” Improvvisamente gli occhi le caddero su Lenneth, che si aggirava per le strade in forma umana, vestita di semplici stracci. Ciò che la attirò di più erano i suoi capelli argentati. “Eh? Quella è...” Improvvisamente le tornò alla mente un dialogo che aveva avuto con il “capo” della sua banda di criminali, un giovane di nome Lucian, del quale era innamorata, ma non ricambiata, a proposito di un’amica d’infanzia di lui. “E com’era?” chiese lei “Era bella?” “Bah... aveva si e no 14 anni... ma ora... ora sarebbe certamente bellissima” “Hmm...” “Bhè, forse non era così eccezionale, ma...” “Ma?” “I suoi capelli... erano argentati, e quando il sole li colpiva, brillavano come smeraldi... era bellissimo...” “...” La ragazza chiuse gli occhi e pensò “La ami ancora dopo tutti questi anni”, poi guardò ancora Lenneth, con un misto di rabbia e sorpresa. “Capelli argentati... non può essere lei, è un’altra persona... la ragazza di cui parla... è morta da anni” Questi pensieri non le impedirono però di afferrare un sasso da terra e di scagliarlo con forza sulla testa della ragazza, per poi correre via. Dopo un pò di corsa, si rifugiò ansante dietro un muro e pensò “Cosa stò facendo? Come posso essere gelosa di un estranea?”
Lenneth, lievemente ferita alla testa, venne accolta in casa da una dolce vecchietta di nome Dolce, che la curò. “Tutto ok? Perdonala, è solo una bambina” “Chi?” “La ragazza che ti ha lanciato la roccia è la mia nipotina” Improvvisamente la porta si aprì ed entrò un giovane dai capelli castani ed un armatura rossa. “Signora Dolce, le ho portato i guadagni di oggi” “Oh, sei tu Lucian. Grazie per la tua generosità... Oh! Questa ragazza è Meryl. Poco fa Claire le ha lanciato una pietra. “Cosa? Non è da lei! Mi dispiace signorina, Claire è solo una piccola... COOOSA?” Lenneth si voltò e lo guardò “C’è qualcosa che non va?” “Scusa, non è nulla” “E’ un piacere fare la tua conoscenza, Lucian” Lucian si girò e se ne andò stupito, mentre Dolce parlò a Lenneth. “Una vecchia donna come me ha problemi a vivere da sola, perciò è il mio Lucian a sostenermi... spero solo che quei soldi siano guadagnati in modo onesto”.
Nello stesso momento, nella locanda del paese, Lucian stava litigando con Claire. “Cosa ti importa di cosa ho fatto o perchè?” “...” “Ok, l’ho fatto perchè ero gelosa! L’ho fatto perchè era bellissima! L’ho fatto perchè aveva i capelli argentati!” “Claire...” “Sai cosa si prova? Sai come mi sento a doverti dividere con il suo fantasma?” Così dicendo Claire corse fuori in lacrime e Lucian si appoggiò alla finestra, esaminando un piccolo sacchetto che aveva sempre con se, che conteneva un orecchino ed una ciocca di capelli argentati. “Platina” disse lui. Nello stesso momento, appena fuori città, Lenneth riassunse il suo aspetto normale e volò di nuovo nel cielo.
Due figure si fecero largo tra le nebbie di una piccola isola situata al largo delle coste. Una indossava un armatura blu, aveva i capelli argentati ed un paio di ali, mentre la seconda appariva più massiccia ed aveva i lunghi capelli neri. “Eccoci arrivati” disse Brahms “E’ questa?” chiese Balmung “Esatto, la Cava dell’Oblio, l’unico collegamento tra Midgar e Nifelheim” Da dentro il corpo di Balmung, parlò Matthew “Sei sicuro, Brahms? Qui dentro troveremo l’anima di Alicia?” “Questo è solo l’inizio... e non sarà facile.... forza andiamo” “Andiamo” “Ti copro le spalle Balmung” disse Matthew. “Ok” I due penetrarono nella caverna, che odorava di morte e di carne in putrefazione. “Che odore orribile Brahms, cos’è?” “Carne in putrefazione, zombie, non morti selvaggi e mostruosi rifiutati da chiunque... tipo quello” Brahms si fermò ed indicò un immenso drago zombie che gli si era parato davanti. Parte del suo corpo stava marcendo ed era in evidente stato di decomposizione, e in molte parti si vedevano addirittura le ossa. Balmung estrasse la spada e si preparò a combattere al fianco di Brahms, mentre attorno a loro sorgevano centinaia di cadaveri in decomposizione, umani e non.
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