Ecco ancora un altro capitolo! Faccio una pausa, la tastiera si sta consumando. Penso che però ne metterò almeno un altro oggi... a più tardi!
Capitolo IIX
La Rinascita
A
desso, eravamo veramente nei guai. Nel tentativo di distrarmi presi un foglietto e iniziai ad annotare tutte le cazzate che avevamo fatto e che dovevamo risolvere.
Uno: stavo per morire. Nonostante le fasciature e il calmante, il dolore continuava ad espandersi, e presto mi avrebbe impedito anche di scrivere: dal braccio sinistro, era quasi arrivato alla spalla destra, dopo appena dieci minuti.
Due: avevamo preso un fucile, lo avevamo caricato e avevamo addirittura sparato. Difficile da spiegare anche questo. Cosa dovevamo dire, che ci aveva assalito un vampiro? Era vero ma chi ci avrebbe creduto, chi?
Tre: avevamo preso e guidato una macchina, anche questo difficilissimo da spiegare. In effetti, anche mia cugina mi doveva qualche spiegazione su come aveva fatto a guidare l’auto fino a lì.
Quattro: molto probabilmente un vampiro ci stava dando ancora la caccia. E questa forse era anche la più difficile da risolvere, non saprei se c’era da avere più paura di lui o degli zii però.
Domani sera sarebbero tornati, e noi avevamo da spiegare tutte queste cose.
“Andy” mia cugina mi chiamò “Si, dimmi” il dolore stava inziando ad annebbiarmi il cervello “Ho rimesso a posto il fucile e ho controllato nella macchina; non è sporca di sangue fortunatamente” era un sollievo, almeno due erano andate “Potremmo dire ai miei che hai qualcosa tipo l’influenza e che devi rimanere a letto. Se riesci a fingere che non ti fa tanto male, ovviamente” la soluzione andava bene, ma era difficilmente attuabile. Il dolore mi paralizzava ed era poco probabile che non avrebbero chiamato un medico. Dovevamo sperare che il dolore si calmasse entro il loro ritorno.
“Però” cercai di parlare “Non sappiamo cosa mi succederà. Potrei anche morire, come glielo spiegherai questo? Potrebbe durare mesi o più. Come faremo a nasconderlo?” abbassò lo sguardo sul tavolo della cucina, dove ci eravamo seduti poco prima, e disse “Non lo so. Speriamo vada tutto bene. Vieni, ti porto di sopra a letto, devi riposare” annuii, e poi passai il braccio attorno al suo collo. Arrivato a letto, mi sdraiai sotto le coperte. In quei giorni c’era stato un freddo notevole, ma il calore che si propagava nel mio corpo non me lo faceva più notare.
Mi baciò la guancia e mi strinse e poi scese di sotto. Non volevo rimanere solo. E lei lo capì, dopotutto eravamo gemelli, prese un cuscino morbido e salì di sopra, posandosi di fianco a me.
Mi rassicurai, e affondai nel cuscino. Il dolore si affievoliva mano a mano che mi stavo per addormentare, e poi accadde, e cercai di riposare.