| Crybaby
Ch #10
Tamaki percorse in lungo e in largo il cortile, perlustrando anche tutti i corridoi dell’edificio, cercando Haruhi. Voleva vederla, abbracciarla, condividere quella felicità. Certo, prima doveva trovarla, cosa non facile, vista la vastità della scuola. Entrò persino nella sede dell’Host Club, vuota a quell’ora. Ansimando per la lunga corsa, si appoggiò alla finestra, per riprendere fiato. La sesta ora era iniziata da pochi minuti, ma non gliene importava niente. Rialzandosi, pronto per proseguire le ricerche, gettò uno sguardo fuori dalla finestra, e il suo sguardo venne attirato dalla cupola bianca al centro del labirinto. ‘Il gazebo di pietra!’ Subito corse fuori dall’aula, percorrendo la distanza a velocità della luce, giungendo affannato all’entrata. Si fermò e inspirò a lungo, prima di addentrarsi nel labirinto. Si perse un paio di volte, prima di riuscire a vedere, alla fine dell’ennesimo corridoio verde, una struttura in pietra, con una figura raggomitolata alla sua ombra.
“Dov’è Suoh kun?” “Dov’è Fujioka kun?” “Non stava molto bene, è uscito un attimo a prendere un po’ d’aria” Medesima risposta, sia da parte dei gemelli che di Kyoya, alla domanda dei professori. Quest’ultimo si aggiustò gli occhiali, chiedendosi che fine avesse fatto Tamaki, mentre dall’altra parte dell’edificio Hikaru lanciò uno sguardo preoccupato a Kaoru, che ricambiò. Perché Haruhi non tornava?
Conficcandosi le dita nei gomiti, Haruhi continuava a singhiozzare, il petto che le doleva, gli occhi arrossati e lucidi. Com’era possibile poter soffrire così? Non lo augurava a nessuno. “Haruhi!!!” Sentendosi chiamare, alzò lo sguardo, vedendo Tamaki sorridente che le correva incontro. Aveva pure le allucinazioni adesso? “Finalmente ti ho trovata!” disse appoggiandosi al tavolino per riprendere fiato. “…Che ci fai qui?” gli chiese con voce roca, un groppo in gola che le rendeva difficile parlare, la voce rotta dai singhiozzi. “Che domande, ho appena visto i risultati!! Non sei felice?? Ce l’hai fatta!” Haruhi si limitava a guardarlo, sorridente e spensierato, non afferrando il senso delle sue parole. Ma che stava dicendo? Sarebbe stata espulsa. Espulsa. Il solo pensiero la fece sentire, se possibile, ancora peggio. Lui lo sapeva, eppure era lì a sorriderle. Non capiva… Poi un lampo le squarciò la mente, tutto divenne maledettamente semplice. Era felice che lei se ne andasse. Lui, Tamaki, colui che pochi giorni prima l’aveva consolata, accarezzata, baciata. Colui a cui aveva donato il proprio cuore. Proprio lui, sorrideva di fronte alla sua imminente espulsione. Haruhi sgranò gli occhi, fissandolo con crescente panico. Vedendo quell’espressione addolorata sul suo volto, Tamaki allungò una mano per accarezzarle il viso, ma lei rifuggì il suo tocco. Leggermente confuso, provò ancora, ma vedendola allontanarsi ancora di più il sorriso si spense. “Che cos’hai Haruhi?” chiese, a metà fra il confuso e il preoccupato. “E me lo chiedi???” gli urlò in faccia, uscendo dal gazebo, attenta a non toccarlo, senza voltargli le spalle. “Io verrò espulsa e tu ne sei pure felice!!!” Detto questo, gli voltò le spalle e prese a correre, imboccando la prima via che si trovò di fronte. “Cos…Espulsa?? Aspetta, Haruhi!!!” Quando realizzò, prese a rincorrerla. Credeva si essere arrivata seconda! Per un attimo la graduatoria aveva ingannato anche lui. Maledetto pareggio! Mentre la inseguiva, Haruhi gli urlò più volte di andarsene, di lasciarla in pace, ma lui non demorse. Non prima di averle spiegato. Cercò, mentre le correva dietro, di spiegarle che aveva male interpretato, che era arrivata prima, anche se a pari merito. Ma Haruhi si rifiutò di ascoltarlo, tappandosi le orecchie. “Lasciami in pace!!” urlò ancora, prima di inciampare, esausta, e crollare nell’erba. Affannandosi per riprendere fiato, rotolò su un fianco, e si raggomitolò in posizione fetale. Il dolore le opprimeva il petto, mozzandole il respiro. Tamaki arrivò poco dopo, ansimando, e cadde in ginocchio accanto a lei. “Non sapevo che corressi così forte…” le disse con difficoltà, tra un respiro e l’altro. Lei restò in silenzio, gli occhi chiusi, la fonte appoggiata alle mani chiuse a pugno, respirando a fatica, mentre il fianco le doleva per la lunga corsa. “Quello che ho cercato di dirti…” riprese lui, sempre ansimando. “Non ti voglio ascoltare!” esclamò lei in un fiato. “…è che non sei arrivata seconda, ma prima. In parità con un altro però, ecco perché eri nella seconda riga” finì di spiegare, dopo di che si distese sulla schiena accanto a lei, il petto che si alzava e abbassava continuamente. Haruhi ci mise un attimo ad assimilare le sue parole. Era arrivata prima? Davvero? Non era una bugia? Le vennero le lacrime agli occhi. Davvero sarebbe rimasta all’Ouran con tutti loro? “Non mi stai raccontando una bugia per calmarmi?” gli chiese alzando un po’ il viso, ancora con un filo di sospetto. “Non ti mentirei mai su questo” Si girò a guardarla, l’espressione seria, lo sguardo sincero. Quando incontrò i suoi occhi non poté non credergli. Lo abbracciò, nascondendo il viso contro il suo petto, e finalmente pianse tutte le sue lacrime. Tamaki continuò ad accarezzarle la capigliatura bruna, finché non si calmò. Quando si rialzarono, Haruhi aveva gli occhi rossi e gonfi di pianto, più delle occhiaie molto marcate. Immaginò che doveva aver accumulato molta stanchezza in quegli ultimi giorni, per non parlare di tutto lo stress di quegli ultimi momenti. “Siamo in tempo per l’ultima ora?” chiese timidamente, asciugandosi gli occhi. “Se vuoi arrivare a metà lezione si…ha non te lo consiglio, visto come sei presa!” le disse con un sorriso, accarezzandole una guancia. “È meglio che vai a casa per oggi” “Mh…” Stranamente, acconsentì. In effetti, si sentiva piuttosto spossata, il sonno che minacciava di crollarle addosso in qualsiasi istante. “Prima però voglio vedere coi miei occhi la graduatoria” “Ancora scettica eh? Ok, te lo concedo, ma poi ti porto subito a casa. Prestami il tuo cellulare, avverto i gemelli” Haruhi gli passò quindi il proprio cellulare, e insieme si incamminarono verso l’uscita (che trovarono dopo molti vicoli ciechi). Una volta raggiunta la bacheca, e visto che le aveva detto la verità, una lacrima solitaria le solcò la guancia, finendo nel suo sorriso. Felice, Tamaki chiamò quindi il proprio autista che li venisse a prendere e, una volta in macchina, finito di scrivere i messaggi coi cellulari, porse ad Haruhi il suo. “Haruhi?” La guardò, si era addormentata appoggiando il capo sulla sua spalla. Intenerito, l’abbracciò, e si godette quella vicinanza per tutto il tragitto.
In classe nel frattempo, Kyoya sentì la vibrazione del proprio cellulare. Guardò, e vi lesse il seguente sms: “Dì all’insegnante che non mi sono sentito bene e che sono tornato a casa. Ciao Tama” Guardò il mittente, un numero che riconobbe come quello di Haruhi. ‘Per fortuna non stava bene, eh…’ pensò, mentre un largo sorriso si affacciava sul suo volto, immaginando quanto stava accadendo.
Nello stesso momento, Kaoru ricevette il medesimo sms, firmato da Haruhi ma spedito dal cellulare del Lord, con un ps: “Prima in graduatoria!!”. Con un ghigno, lo mostrò a Hikaru, che sbarrò gli occhi, e guardò il gemello scioccato. “Avevo ragione o no?” gli disse in un soffio. Entrambi avevano capito che fine avevano fatto quei due.
perdonatemi, ma le idee non m finiscono mai!!!così ho deciso di prolungare di qlk capitolo qst fanfic ^^ minimo altri 2 capitoli sicuro!! ^^ ke c posso fare…questa ficcina m piace!! cmq sia sxo ke v sia piaciuto anke questo capitolo ^^ come sempre, aspetto tanti commentini!!! epizit ;D
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