| Capitolo XIV: Una inaspettata alleanza
Il monaco si alzò dal suo letto e si ricordò cos’era successo: i cinque guerrieri lo avevano riportato al monastero e ora, a vegliare su di lui, c’era il guerriero chiamato Seyfert. “Non alzarti, sei ancora debole” gli disse in tono gentile. “No, non c’è tempo da perdere, dobbiamo recuperare la sfera” rispose il monaco con un filo di voce. “Non preoccuparti, ci pensiamo noi. Ma dimmi, chi era quel tizio al tempio?” gli chiese. “Quell’uomo si chiama Onimusha ed era il mio miglior allievo. Un infausto giorno però fu sedotto dal potere delle tenebre e divenne ciò che avete visto. lo fermammo una volta, ma ora che ha la sfera è invincibile”. “Noi abbiamo la forza di fermarlo” disse Seyfert deciso. “Si... sento la forza dell’equilibrio tra luce ed ombra in te. Bene, ascoltami, nell’altro versante di questo monte scorre un fiume. Seguitelo finchè non entra nella foresta del peccato. Qui procedete fino alla fonte perduta e poi proseguite a nord.. Il castello di Onimusha è lì... State però attenti al guardiano della foresta” disse l’anziano e poi si addormentò. Seyfert riferì del suo colloquio col saggio agli altri e poi si misero in marcia.
Il gruppo salì in cima al monte e discese dall’altra parte, seguendo il fiume fino alla foresta. Il viaggio non fu facile: come un monaco gli aveva detto, la scomparsa della sfera dal luogo sacro aveva provocato una vera e propria invasione di mostri. Ora stavano di fronte all’ingresso della foresta . “Sento una forza malvagia qui” disse Sephiroth “Anzi, due, ma una è più debole”. “Non importa, andiamo” disse Seyfert ed il gruppo entrò nel bosco. Dopo pochi minuti si accorsero che qualcosa non andava: il bosco era diventato tutto nero e l’entrata da cui erano arrivati sembrava sparita. D’improvviso le radici degli alberi presero vita e cercarono di catturarli . Il gruppo si divise e fuggì in varie zone del bosco. Sephiroth, rimasto da solo, udì un grido femminile e corse in direzione dell’urlo. Qui vide quello che probabilmente era il signore della foresta: un enorme fiore rosso, appostato su di una strana roccia, con un’enorme bocca dentata e migliaia di tentacoli, alcuni dei quali stavano portando una ragazza alla bocca dell’essere. Sephiroth la liberò con un solo fendente e vide chi aveva salvato: Sharix il demone. “G-grazie” disse lei un pò stordita, poi vide con chi parlava e balzò all’indietro alzando il KeyBlade “...ma non ne avevo bisogno” “Se lo dici tu” annuì Sephiroth. “Sparisci, la sfera è mia” gli disse Sharix. “Ok, ma prima sistemiamo questo”. I tentacoli del mostro erano ricresciuti e si apprestavano a colpire. I due balzarono all’indietro e si prepararono a combattere. Lo scontro non fu per nulla facile: i tentacoli coprivano il corpo centrale e per ognuno che veniva tagliato, altri tre ne ricrescevano. “Tienili occupati” urlò Sephiroth balzando in aria e preparandosi a lanciare la sua supernova. Sharix utilizzò la catena del suo KeyBlade per legare insieme molti tentacoli in modo da lasciare uno spiraglio per l’attacco di Sephiroth. La sfera energetica colpì il cuore del mostro, che si contorse e marcì. I tentacoli caddero senza vita e tutti gli alberi del bosco si fermarono. “E’ andata” disse Sephiroth guardandosi intorno, poi si girò al volo per bloccare un colpo da parte di Sharix. “Perchè cerchi di combattermi? Sei ferita, vattene finche sei in tempo” le disse “Mai rispose lei. Devo recuperare quella sfera” “Allora vieni con noi, tu non sei malvagia, sento che c’è qualcosa in te diverso da SolRock e da Thiamath... Tu non sei un demone vero?” “Silenzio” urlò lei infuriata “Tu hai salvato la mia vita e io ora risparmierò la tua. Abbandona la ricerca e sparisci” e così dicendo saltò via. Sephiroth aveva letto qualcosa nei suoi occhi, oltre all’odio: aveva letto la paura. “Sephiroth”. Seyfert e gli altri giunsero, armi in pugno. “Ti abbiamo visto con quel demone, tutto ok?”. “Si mi ha dato una mano a sconfiggere il re della foresta. Forza muoviamoci” tagliò corto Sephiroth. Lo strano miasma oscuro che aveva invaso il bosco si dissolse e il party notò che il re della foresta era cresciuto sopra la fontana che il capo monaco gli aveva indicato. “La fonte perduta... bene. Andiamo a nord” disse Seyfert e il party si mise in marcia Dopo un paio d’ore di camminata i cinque raggiunsero l’ingresso del castello di Onimusha: un classico castello giapponese, completamente nero, che si ergeva al centro della foresta. Davanti all’enorme portone oscuro, una figura femminile stava in piedi appoggiata alla parete, con le braccia conserte e gli occhi chiusi. “Vi stavo aspettando” disse Sharix. Questa porta è chiusa magicamente ed il mio KeyBlade da solo non basta. “Perchè dovremmo aiutarti?” chiese Seyfert alzando il suo KeyBlade. “ Abbiamo già due KeyBlade e sono più che sufficienti” aggiunse indicando Kairi. “Aspettate” disse Sephiroth. “Questo non è il momento di combattere. Ci occuperemo di lei quando ci saremo sbarazzati di Onimusha. Se la sfera è davvero così potente, avremo bisogno della sua forza”. “Ehi ma che diavolo dici?” lo apostrofò Seyfert leggermente irritato. “Già, mai fidarsi dei demoni” aggiunse Reed. “Mhhh. forse hai ragione, abbiamo bisogno di aiuto: secondo i miei calcoli solo le nostre forze attuali sommate alle sue potranno fermare Onimusha” dichiarò Lilian. “benvenuta tra noi” disse allegramente kairi allungando la mano a sharix, ma lei gliela schiaffeggiò via “Non pensate nemmeno per un attimo che io voglia unirmi a voi. Non appena avremo sconfitto Onimusha prenderò la sfera e se cercherete di fermarmi, vi farò a pezzi.”. E così Seyfert, Kairi e Sharix unirono le punte dei loro KeyBlade e un raggio di luce ne scaturì, rompendo il sigillo del castello di Onimusha.
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