Ecco ancora un capitolo! Qui penso che la situazione si chiarirà un pò...
in serata ne aggiungo un altro, sono particolarmente ispirato!
Capitolo X
Caffè
Misi su un bel caffè, i miei genitori sarebbero stati felici di trovarlo già pronto, appena alzati.
Sorseggiare quella bevanda calda mi fece ritornare un po’ con la mente sulla terra, il calore soffiava via piano la nebbia.
Quando fui abbastanza sveglio da salire le scale, misi le tazzine su di un piccolo vassoio tondo, e le portai di sopra. Il profumo aveva invaso tutta la casa, impregando l’aria dell’amaro sapore di caffè, che aveva già scosso un po’ i miei genitori dal sonno.
Posai il vassoio sul tavolo, senza aspettare che loro si svegliassero, e scesi di sotto.
Avevo bisogno di rinfrescarmi le idee: infilai il giubbotto ed uscii di casa.
Dopo un mese mi era successo per la prima volta di fare quel sogno: ciò che la mia mente aveva cercato di dimenticare, ciò che la mia memoria aveva cercato di rimuovere, ritornò a galla.
All’inizio sognavo solo qualche “scena del film”, il vampiro assetato di sangue o il dolore o la paura… ogni volta tutto era un po’ più completo, ogni volta ricordavo di più.
Anche se ormai ricordavo tutto benissimo, non sapevo ancora a cosa andavo incontro. La mia fame da quando era successo era un po’ diminuita, con il piacere dei miei genitori di vedermi in forma, ma non avevo ancora mai avvertito quella sensazione, la sete, la voglia di azzannare il collo di una persona e assaporare il sangue che le scorre dentro.
I miei canini erano a posto, o almeno non erano ancora da considerare eccessivamente lunghi.
Per il resto non avevo notato niente diverso, eppure lo sentivo dentro di me.
Qualcosa, in un punto remoto del mio corpo, mi diceva che non ero più quello di prima.
Poi, mentre passeggiavo pensieroso tra le case del residence, mi venne in mente qualcosa. Mi girai di scatto a sinistra e la vidi: era la casa di Laura.
Dallo stesso punto remoto del mio corpo che diceva che ero cambiato, arrivò il bisogno di andare a vedere. Questo fu un sollievo, perché calmo la mia sete. Di sapere.
Corsi veloce verso casa sua, senza nessuna fatica, e mi fermai di scatto davanti al cancello.
Osservai il mio polso sinistro, scorgendo le lancette dell’orologio, erano le 7:34.
Molto probabilmente in casa dovevano essere già tutti svegli, ed una voglia matta di dare una occhiata mi assalì.
Scavalcai con un balzo il recinto e mi ritrovai nel giardino. Il sole illuminava il cielo ormai da un pezzo e la finestra più illuminata aveva la tenda un po’ aperta, almeno quanto mi bastava per spiare:
la casa era molto tranquilla. Troppo tranquilla. Rimasi un po’ in attesa e notai che non c’era nessuno. Mi resi conto che era giorno ed io stavo spiando da una finestra, in un giardino, di una casa che era dall’altra parte del residence rispetto alla mia. Questo avrebbe potuto insospettire qualcuno? Ci pensai un po’, sempre fermo ad osservare gli interni di casa Evans, e mi resi conto che la risposta era si. Tornai dritto e mi guardai intorno, rosso in faccia e imbarazzato.
Scusate la modifica ma non avevo messo il cap